SACRA RAPPRESENTAZIONE SUI MARTIRI ANAUNIESI
(Sisinio, Martirio e Alessandro)

"Ma chi saranno? ispettori dell'Impero? esattori romani?" La domanda è messa in bocca ai ragazzini "nonesi " perplessi all'arrivo di quei tre giovani cappadoci, che parlano di Vangelo, di Gesù e vengono ritenuti "stranieri e sobillatori". Si fa un salto nel tempo, 16 secoli fa - come solo la suggestione teatrale consente - nell'assistere alla Sacra Rappresentazione dal titolo "I martiri Anauniesi "che la filodrammatica di Vigolo Vattaro ha già proposto in sette comunità del Trentino (il mercoledì Santo anche nella chiesa del Santissimo a Trento).
Un lavoro inedito, coraggioso, che fa notizia anche per la sua originale genesi: i componenti della Filo hanno scelto infatti di confrontarsi direttamente con i testi della tradizione storica (le lettere di Ambrogio) prima di scrivere un testo in dieci scene che ben rispettano l'ambiente storico delineato dallo studioso trentino don Severino Vareschi. Questa riscoperta corale dei Martiri e la riflessione sul loro ministero trova poi un'intuizione generale nel sovrapporre la Passione del Cristo alla passione d'Anaunia con un significativo parallelismo di personaggi (ad esempio: uno dei Martiri diventa il Cireneo, mentre il sinedrio romano sarà anche la corte che giudica i Cappadoci). La meditazione è favorita dai commenti delle donne del coro, quasi da tragedia greca, e da un intelligente ricorso ad alcune moderne tecniche, ombre cinesi e diapositive. Apprezzate dal pubblico le scelte musicali e le ricostruzioni dei costumi e degli oggetti dell'epoca, anche se la testimonianza più significativa viene dalla dimensione popolare della sacra rappresentazione: in scena ci sono bambini e ragazzi, giovani, mamme e papà fino al Pilato settantacinquenne: come dire, tutto il paese che si rituffa negli anni della prima evangelizzazione, sofferta fino al sangue.
tratto dal settimanale Vita Trentina del 19 aprile 1998. |