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APPUNTI DI STORIA DEL TEATRO

Iniziamo con questo numero una breve ricerca sulla storia del Teatro, svolta da Cristian per l'esame di III media. Pensiamo sia interesse di tutti conoscere le nostre più "antiche  tradizioni".

Il Teatro possiamo dire che è un modo di comunicare realizzato in forma artistica. Infatti fin dai tempi più remoti i popoli primitivi comunicavano un particolare fatto (la caccia), avvenimento (una battaglia), o desiderio (la pioggia ecc.), con dei rituali ben precisi: danza musica e improvvisazione.
I partecipanti si disponevano a cerchio e lo sciamano conduceva la cerimonia attraverso regole determinate: i componenti danzavano esprimendo il loro essere attraverso il gesto che è la componente più importante del Linguaggio preverbi. All’esterno della pista circolare sedevano gli spettatori che erano coinvolti a livello affettivo nella cerimonia rituale perché questa esprimeva qualcosa che li riguardava direttamente. La caccia che procurava il cibo, la battaglia, la pioggia, erano vicende che garantivano l’ intera sopravvivenza della tribù.
Storicamente la nascita del Teatro si fa risalire all’antica Grecia tra il settecento e il seicento A.C. con le feste in onere del Dio Dionisio. A questo Dio per ottenere la sua protezione, si sacrificava un capro, accompagnando il sacrificio con il canto del capro detto ”Tragodia”, che in un primo tempo era cantata da tutto il popolo. In un secondo tempo, il coro si divise in due parti ognuna delle quali chiamata semicoro si contrapponeva all’altra dando vita ad una prima forma di dialogo. Più avanti in questo si inserisce il sacerdote che impersonava il Dio Dionisio, protagonista di semplice storie che andavano via via arricchendosi di altri fatti che avevano per protagonisti gli eroi.
Quindi si può affermare che la nascita del Teatro è direttamente collegata con cerimonie religiose.
Nel 534 A.C. è stata stabilita la data della prima rappresentazione teatrale di tipo non religioso, ad opera di Tespi, eccezionale attore che riuscì ad impersonare da solo, uno alla volta, più personaggi dialogando con il coro.
Più avanti con l’introduzione di un secondo attore, poi di un terzo e via via di più attori si allargava la possibilità di dialogo. Contemporaneamente il coro riduceva la sua funzione fino ad arrivare al solo commentare delle vicende dei personaggi.
Alla tragedia che nell’antica Grecia aveva un’alta funzione educativa e celebrativa di riti religiosi e eventi nazionali, si contrappose la commedia. Quest’ultima prende il nome di ”Komoedia”, cioè ”canto del villaggio” e assume il compito di rappresentare la vita quotidiana portando sulla scena i personaggi ”normali”, servi e padroni, mercanti ecc. mettendo in evidenza il lato comico e grottesco in una sorta di presa in giro.
La contrapposizione tra Teatro impegnato e Teatro di evasione, che troviamo anche ai nostri giorni, ha origine proprio in questo momento, dalla diversa concezione della funzione del Teatro. Platone, un grande filosofo greco, che era rimasto colpito dalle possibilità satiriche della commedia, vedeva il Teatro come un fatto negativo e distruttivo per la repubblica. Aristotele invece sottolineò il valore educativo e soprattutto quello purificatore del Teatro perché il vedere rappresentata sulla scena una passione umana aiuta lo spettatore a prenderne coscienza e quindi a cambiare.
Quest’ultima concezione trovò molto seguito in Grecia tanto che il Teatro divenne un vero e proprio servizio pubblico. Lo dimostra la costruzione di numerosi teatri all’aperto che potevano ospitare la quasi totalità della popolazione inoltre ai più poveri veniva dato un sussidio per poter accedere alle rappresentazioni.
Non andò così per il Teatro nell’antica Roma dove la tragedia non trovò alcun seguito: infatti ai romani piaceva sopratutto il divertimento e l’evasione così la commedia ebbe più felice sorte con Plauto e Terenzio, gli Autori più rappresentati ed applauditi, i quali scrivevano testi in cui prendevano in giro i personaggi più caratteristici della città, il servo, il soldato (Miles Gloriosus) il mercante, la prostituta.
La stima che i romani avevano per il Teatro si capisce da come consideravano gli attori: solo a schiavi, liberti e stranieri era permesso recitare mentre per i cittadini era indegno.
Con la caduta dell’Impero Romano e le invasioni barbariche, la storia del Teatro subisce una stasi anche perché la Chiesa, ormai diffusa in tutta Europa, aveva rinnovato con la scomunica la condanna dell’attore, fatta dal popolo romano. Quindi per molti secoli non furono fatte rappresentazioni teatrali, ma alcune persone di chiesa continuarono a scrivere sotto forma di tragedia la vita dei Martiri.


Arrivederci alla prossima puntata
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