Il Bisio di Mattarello


IL BISIO DI MATTARELLO

di Giorgio Dal Bosco

Giugno, Mattarello, la piccola piazza della chiesa accecata dal sole, il selciato, l'ombra netta del campanile, il caldo del primo pomeriggio, il deserto di quell'ora il bar accanto chiuso, il silenzio dell'afa. Sul lato opposto alla porta maggiore della chiesa, nel seminterrato di vecchie case coloniche rimesse a nuovo, vi è tabacchino ed edicola con qualche locandina superata da un bel pezzo. A destra, da un altro seminterrato, attraverso le fettuccine di plastica pendenti scacciamosche che usavano una volta, a rompere il silenzio, esce il canto di un uomo allegro: «... e adesso spogliati; come sai fare tu... bella senz'anima...».

A lato di queste fettuccine, sotto la targhetta metallica di cinquanta, e forse più, anni fa ("insaccati misti", una reliquia per certi negozi) sul vetro della porta spicca la targhetta "Pos".

Sposto le fettuccine, scendo i tre gradini e un inatteso "bip bip"elettronico avverte della mia presenza il cantante che continua a sfoggiare l'ugola nel retrobottega. E pensare che, vedendo le fettuccine scacciamosche e quella targhetta, avrei creduto di trovare la vecchietta che paga la spesa al commesso (con la matita a cavallo dell'orecchio) aprendo il borsellino e spianando sul banco qualche banconota arrotolata.

Ed io che, scendendo quei tre gradini, avrei immaginato di sentire il trillo di un campanello qualsiasi, non certo un bip bip elettronico.

Venti metri quadrati, non di più, di negozio dai vòlti a botte con ogni bendiddio, di tutto un po, pulito, ordinato. Se non fosse per la plastica che tutto contiene e per l'eleganza dei prodotti, sembrerebbe d'essere in una di quelle vecchie e care «cooperative» dei paesi in cui vendevano dalla crema delle scarpe Marga alla crusca per le galline, dalle calze Omsa alla mortadella. Qui è tutto piccolo, ogni angolino è stipato; ma non è un bazar.

Smorzando via via il canto fino a zittirsi, dal retrobottega e laboratorio esce Ennio Bailoni: atletico, cappa pelata occhi chiari e vispi, orecchino.

Sotto il camice bianco spunta la maglietta nera e i pantaloni alla moda: un Claudio Bisio di Mattarello, insomma. Ha trentanove anni e da quindici è qui, allegro e fiducioso, a gestire in proprio un minimarket che è anche macelleria e gastronomia semilavorata, lavorata, da cuocere o soltanto da scaldare e mangiare.

Lui, figlio di macellai di Vigolo Vattaro, ha studiato da cuoco. Dopo una stagione come pizzaiolo non si ricorda nemmeno lui dove, e dopo alcuni anni come pasticcere (lavoro abbandonato per l'asma da farine) Ennio ha capito d'essere malato di campanile, ma soprattutto d'essere un animale da teatro, un ragazzo da bancone, un macellaio sui generis, un cuoco per anziani soli o per single impenitenti, confessore di vecchiette, ascoltatore indefesso, mattacchione generoso, gran lavoratore, chiacchierone, disponibile, coraggioso fino all'incoscienza.

Dice di non aver sfidato nessuno, ma la storia del commercio sì che l'ha sfidata. Il negozio, assieme alla sorella dal palato molto fine che gli ha insegnato i segreti dei primi deliziosi, Ennio l'ha aperto quando i supermarket in città già avevano fagocitato i piccoli negozi.

A parlargli di umanità, il Bisio di Mattarello va a nozze. Gli ridono gli occhi, è allegro, è contento di smentire me e le mie "menate" sui tempi passati quando nei negozi tra commessi e clienti c era un rapporto umano, quando certe massaie nella borsa di spago a rete, da riempire potendolo con la spesa, portavano con sé il libretto blu a righe verticali rosse su cui, non avendo i soldi per pagare, facevano "segnare".

Alla fine del mese, e non sempre, veniva saldato il conto e riaperto uno nuovo. Ennio, puntandomi la mano dalle dita unite e tese come a dire "ti faccio vedere io", va alla cassa e mi porge due quadernoni: il primo con una fila chilometrica di date e relativi importi di coloro che occasionalmente non hanno i soldi per pagare, l'altro, pagina per pagina, nome per nome, di coloro per i quali il credito è sempre aperto.

"Vedi? mi fa con lo stupore ironico del Claudio Bisio no, quella umanità che dici tu non è superata del tutto. Non qui da me, almeno, e non subito. Sicuramente tra venti anni, quando gli attuali cinquantenni e sessantenni avranno tirato le cuoia... Ma bada, io non sono mica un buon samaritano ... sai, sono soltanto un commerciante che combatté la concorrenza dei supermercati offrendo il servizio del sorriso, della comprensione, del cuoco di casa che lavora qui dalle sei di mattina alle sette di sera, della pazienza. Guarda che da me i prodotti sono della medesima buona qualità e costano di più che in un supermercato. Ma va a fare la s esq anche di soli dieci euro in un supermercato e chiedi di poter pagare domani... vedrai che corsa ti fanno fare... Prova a raccontare alla cassiera o al commesso degli affettati che tuo marito per l'ennesima volta è tornato a casa ubriaco e che hai dovuto chiuderti in camera per la paura... Quando mai capita che in un supermercato non ci sia anima viva e che tu possa avere il coraggio di ricordare al commesso che tua povera moglie era solita comperare quel detersivo piuttosto dell'altro e che adesso vai nell'orto a tagliare quelle due rose per portarle sulla sua tomba? Quando mai? Quando mai in un supermercato ti permetti di confidare tutto ciò ed altro ancora riempiendoti lentamente le rughe di lacrime o inzuppando il fazzoletto infagottato sotto il naso? Quando mai trovi una piccola macelleria e gastronomia come questa che, su ordinazione, cucina il piatto di carne per il vecchietto che è rimasto solo e che ha problemi con la dentiera? Oppure il piatto di polpette per l'impiegato ella Provincia che vive da solo e che alla sera, dopo aver usato il buonopasto a mezzodì, non si cucina nemmeno due spaghetti?" Bip bip. Ennio saluta calorosamente una signora piccola, tutta accaldata con un sopracciglio che fila da un orecchio all'altro in un bel viso intelligente. La serve cantando al ritmo della affettatrice con cui taglia il prosciutto.

Pochi istanti prima Ennio cantava: "... e adesso spogliati, come sai fare tu... "Nella circostanza, davanti alla cliente, evita accuratamente quella strofa e salta direttamente al "Bella senz'anima... " Non c'è nulla di costruito in lui. Si diverte davvero. Va nel retrobottega, torna, rientra, lavora, serve. Frusciano ancora le fettuccine... bip bip. Entra un vecchietto che Ennio saluta per nome. Lo manda la figlia a comperare tre "robette" Ennio gli presenta il conto e il vecchietto, imbarazzato, tirafuori il Pos della figlia. “Niente paura lo tranquillizza Ennio adesso faccio io. facilissimo usarlo". E passa il tesserino nella apposita fessura offrendogli poi in mano il computerino vagamente simile ad un vecchio cordles e invitandolo a comporre il codice segreto. Il vecchietto tira fuori ancora il bigliettino promemoria della spesa appena fatta, inforca gli occhiali, accosta il marchingegno all'orecchio come fosse una cornetta telefonica e, leggendo il bigliettino, dice a voce alta: “Tre, sette, uno zero, otto…”.

 

Tratto dal giornale TRENTINO - 6 giugno 2003



Articolo tratto da: Filodrammatica ViVa di Vigolo Vattaro - http://www.filoviva.it/
URL di riferimento: http://www.filoviva.it//index.php?mod=07_Soci/01_Bisio