Il perchè di una scommessa


Con il "GIONA" a GARDOLO
il PERCHE’ DI UNA SCOMMESSA

«... Oggi c’è dubbio, c’è tristezza, c’è purtroppo assai diffusa una vasta crisi morale. Oggi c’è bisogno di confortare, di illuminare, di aiutare. Oggi c’è bisogno di costruire.
E il mondo della cultura e dell’arte è chiamato a costruire l’uomo: a sostenere il cammino nella ricerca, spesso tormentata, del vero, del bene, del bello»
(Giovanni Paolo II agli artisti - Scala di Milano ’83).

Gli amici di Gardolo ci avevano invitato perché l’anno scorso erano rimasti entusiasti della ”Ricreazione”, ma è subito sorto il problema: come si fa se il teatro è troppo piccolo?
Soluzione: Trovateci una palestra e noi pensiamo al resto.
Angela e gli amici di Gardolo ci guardano increduli: «ma... una palestra?!»; detto fatto, però si fidano e si prodigano per trovarla!
E così all’alba dell’11 marzo, con il camion carico, siamo partiti per vincere una scommessa: costruire un teatro in un giorno.
Scaricati cento ”pelez”, la pedana, i fari, l’attrezzatura, il legname, ecc. in meno di mezz’ora la palestra è diventata un cantiere: misura, sega, inchioda, sposta, lega, taglia e cuci, prova, collega, pulisci, in un batter d’occhio o quasi, fra le pertiche e le parallele, sorge un castello di ”cantinele” e tela nera.
A mezzogiorno, abbiamo anche avuto il tempo di gustare ”il pasticcio” della zia Carmen nel nido familiare di Angela e Achille.
E poi, alla sera, la recita.
Trecento persone, un pubblico meraviglioso che ha trascinato i ragazzi, i quali hanno dato il meglio.
Anche dietro le quinte si respirava una magica atmosfera, una commozione come poche altre volte e alla fine la gioia di tutti è esplosa in un grande applauso.
Quindi in meno di un’ora, smobilitazione completa e la palestra è ritornata come in origine: la scommessa era vinta!
Gli amici di Gardolo ci tenevano ad avere il ”Giona” e ce lo hanno dimostrato con la loro caparbietà nel cercare il locale, con la loro disponibilità nel darci una mano, con la loro accoglienza meravigliosa.
Noi questo l’avevamo intuito e per questo abbiamo scommesso.

«Diventate completi uomini di teatro,
capaci sia a scrivere una commedia,
sia a fabbricare una maschera.
Non esteti né dilettanti, ma artigiani del teatro.
Attori certamente, ma non soltanto attori:
scenografi, registi, musicisti.
Soprattutto uomini maturi,
con il gusto di servire.
La vita dell’uomo è un servizio.
Andremo a recitare nei luoghi dove si avverte
maggiormente il bisogno di poesia,
giustizia e bontà:
nelle officine, negli ospedali, nelle prigioni,
nei posti sperduti.»

(Léon Chancerel)

    Rosella e Tiziano


Articolo tratto da: Filodrammatica ViVa di Vigolo Vattaro - http://www.filoviva.it/
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